“Jack lo Squartatore” è spesso considerato l’antesignano dei serial killer, precursore di un fenomeno ampiamente documentato e poi in forte crescita dal XX secolo.
Lo sconosciuto pluriomicida londinese, che ha commesso i suoi assassinii tra l’estate e l’autunno del 1888, è stato però preceduto, in linea temporale, da almeno cinque assassini seriali non meno efferati che hanno agito del nostro Paese.
Risale infatti al XVII secolo l’attività criminale di Giulia Tofana, avvelenatrice seriale alla corte di Palermo, condannata a morte per avere venduto veleno sufficiente a uccidere almeno 600 uomini. Similmente, sempre a Palermo ma un secolo dopo, sarà la mendicante Giovanna Bonanno – soprannominata “La vecchia dell’aceto” – a essere impiccata per veneficio e stregoneria.
Sarà però il 1835 l’anno in cui verrà identificato il primo serial killer italiano di stampo “moderno”, Giorgio Orsolano (soprannominato “La jena di S. Giorgio”), condannato per lo stupro e l’uccisione di tre bambine, smembrate nei dintorni di S. Giorgio Canavese in provincia di Torino.
Qualche anno più tardi fecero scalpore gli omicidi del vampiro-cannibale Vincenzo Verzeni, che nel paesino bergamasco di Bottanuco uccise due giovani donne i cui cadaveri risultarono mancanti delle interiora e degli organi genitali, con evidenti segni di morsi.
Nel 1862 fu invece impiccato a Milano Antonio Boggia (soprannominato “Mostro di Stretta Bagnera”), responsabile di quattro uccisioni con smembramento dei corpi delle vittime.
Tra il 1873 e il 1875 Callisto Grandi, carrettiere fiorentino, uccise quattro bambini tra i 4 e 9 anni, seppellendone i corpi nel pavimento del proprio negozio.
La mostra illustra e approfondisce le vicende di questi omicidi, documentandole con materiale dell’epoca.