Nei decenni successivi al secondo dopoguerra si è assistito a una instabilità politica che ha portato la criminalità – dapprima esclusiva di alcune mafie – a estendersi all’intera penisola tramite organizzazioni estremiste, che hanno proseguito negli anni di piombo anche con atti di terrorismo.
Oltre al crimine organizzato la storia criminale del nostro Paese conta anche diversi casi di assassini seriali, oltre 40, che hanno operato in un arco temporale di sei secoli. Partendo da Giulia Tofana, avvelenatrice del XVII secolo, per arrivare alla “saponificatrice” Leonarda Cianciulli, a Giancarlo Stevanin, Luigi Chiatti e Donato Bilancia, la mostra espone oggetti e immagini che raccontano gli omicidi dei serial killer italiani. E lo fa senza limitarsi ai casi più noti, ma ne include di controversi e rimasti insoluti, come quello del “Mostro di Firenze” e altri meno conosciuti o dimenticati.
Oltre a questi, l’esposizione illustra importanti vicende giudiziarie che hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica, come quella dei coniugi Bebawi, il massacro del Circeo, la strage famigliare commessa dalla “Belva di via San Gregorio” Rina Fort, la follia omicida della contessa Pia Bellentani, la strana morte di Wilma Montesi (ancora irrisolta).